Babylon, il nuovo film di Damien Chazelle

Chi non mi conosce da molto forse non sa del mio amore spasmodico per Damien Chazelle (iniziato con Whiplash e scoppiato poi con La La Land di cui ho parlato abbondantemente nel mio La verità è che non ti piaci abbastanza).

Avevo letto le critiche non entusiaste che arrivavano dall'America ma speravo di venire smentita, così con grande coraggio e organizzazione sono andata all'anteprima (serale e con Orlando non è mai facile lasciarlo solo la sera) a Milano.

Vi riassumo in breve la trama: Chazelle celebra il cinema e la musica (come in La La Land) portandoci negli anni d'oro di Hollywood... gli anni Venti, tra feste, vizi, droghe, alcol.

I protagonisti sono Margot Robbie che interpreta una ragazza che sogna di diventare star e Brad Pitt, star del muto che tramonta con l'arrivo del sonoro (novello Gloria Swanson).

Il film è enorme, magniloquente, ci sono scene straripanti di sesso, fiumi di alcol, pazzie, ricordano molto quelle del Grande Gatsby di Buz Luhrmann.

Chazelle si mette alla prova, osa, abbandona i territori contemporanei e romantici di La La Land e si infila in una storia che diventa malinconica, dark, sul finale addirittura horror.

Pazzesche sono le ricostruzioni dei set dei filmoni muti degli anni venti con centinaia di comparsa in costume che- all'aperto- si scannavano tra loro, orchestra in scena, una Los Angeles piena di polvere e senza strade perché appena nata (una città che è sorta per il cinema e attorno al cinema)

È un film ambizioso che parte dal particolare e vuole diventare universale, celebrare la finzione, la settima arte, la magia del cinema ma volendo troppo – come spesso accade- si perdono dei pezzi.

E qui il pezzo più importante è l'interesse nei confronti delle vite dei protagonisti, che compiono la loro parabola (dalle stelle al declino) in un frastuono che diventa troppo assordante perché allo spettatore, alla fine, interessi davvero qualcosa.