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Una passeggiata con

Italo Calvino

08.04.2023

RITROVO ORE 10.30 PRESSO PIAZZA COLOMBO A SANREMO. MAGGIORI DETTAGLI VERRANNO COMUNICATI TRAMITE MAIL E NEWSLETTER.
Una passeggiata Flâneuse alla scoperta di uno dei più grandi autori del '900 partendo da un grande classico "Il Sentiero dei Nidi di Ragno".

A SEGUIRE, PRANZETTO SUL MARE!

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«Un ragazzo del carrugio, sboccato e innocente, cencioso e maligno, fratello di una prostituta, vien messo su contro i tedeschi e ruba a un marinaio, ch'è in camera con la sorella, la pistola. Tutto nasce di qua. Pin, che dei grandi si fa beffe, vuole tenersi la pistola e la nasconde tra i "nidi di ragno", un posto che sa lui.»


Così Cesare Pavese, nel 1947, presenta Il sentiero dei nidi di ragno, che di Calvino è il romanzo d'esordio e il primo capolavoro. A farlo "diventare Calvino" è stata l'esperienza della guerra: «La partecipazione alla Resistenza» scrive Mario Barenghi «segna per lui una decisiva maturazione sul piano umano, prima ancora che intellettuale. Ora sa di avere da raccontare cose importanti; il problema è trovare la chiave giusta, la giusta angolazione».

Magari lo sanno tutti. Magari qualcuno non lo sa.

Se si legge un’enciclopedia si vede che il grande scrittore italiano è nato a Cuba, dove i suoi genitori lavoravano ad un locale orto botanico. Se si leggono molte delle sue prime opere, si scopre un’infanzia ed una giovinezza sanremesi.
Il padre di Italo era infatti originario della città dei fiori. Ed anzi, come la madre, si occupava proprio di piante e fiori. Un panorama fiabesco e sognante, quello che si presentava tutti giorni al giovane Italo, un panorama che si può riconoscere ancora nelle sue emergenze principali, nei luoghi che i ragazzi come lui frequentavano ed in parte frequentano ancora in città.

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Sui sentieri di Italo Calvino

«Ero stato, prima d'andare coi partigiani, un giovane borghese sempre vissuto in famiglia; il mio tranquillo antifascismo era prima di tutto opposizione al culto della forza guerresca, una questione di stile, di "sense of humour", e tutt'a un tratto la coerenza con le mie opinioni mi portava in mezzo alla violenza partigiana, a misurarmi su quel metro. Fu un trauma, il primo...»